Sara De Nicolo: senza lattosio non è sinonimo di triste

Copertina intervista Sara senza lattosio

Nel 2012 la diagnosi di intolleranza al lattosio porta Sara De Nicolo a rivedere la sua alimentazione per capire cosa fare, “quali alimenti fossero permessi e quali no, trovare prodotti senza lattosio, cucinare alimenti che non lo contenessero”. Allo spaesamento iniziale, segue un periodo di grande propositività in cui Sara, pur di non rinunciare alla sua passione per i dolci, inizia a sperimentare e inventare delle ricette a prova di intolleranti al lattosio. Da lì, l’idea di condividere le sue ricette per passare il messaggio che “senza lattosio non è sinonimo di triste” e che è giusto che anche coloro che soffrono di questa intolleranza possano non rinunciare al dolci!

Sara, più nota come @sarasenzalattosio, ha pubblicato nel 2022 I dolci di Sara senza lattosio, un manuale (goloso) di sopravvivenza per intolleranti al lattosio e un ricettario con dolci semplici e golosi, privi di latte e derivati. Di seguito la nostra intervista a Sara, cuoca, dipendente dai dolci e…intollerante al lattosio!

1. Il tuo interesse per la cucina senza lattosio nasce dall’esperienza personale?

Sono sempre stata affascinata dall’arte della pasticceria e mi è sempre piaciuto fare dolci.
Una volta scoperta l’intolleranza, un po’per curiosità, un po’per necessità, ho iniziato a sperimentare dolci senza latte e derivati. Poi, da lì, è nata la mia avventura sul web.


La mia idea era di creare ricette senza lattosio semplici e accessibili a tutti, anche a chi non ha mai acceso un forno, con ingredienti facili da reperire al supermercato: inutile fare una ricetta con mille ingredienti che non si trovano da nessuna parte o che devo ordinare chissà dove perché siano golosi: senza lattosio non è sinonimo di “dolci tristi”.

2. Tra le intolleranze esistenti, quella al lattosio è spesso poco considerata. Quante persone ne soffrono in Italia e perché dovrebbe esserci una maggiore attenzione?

Se si pensa che circa il 50% della popolazione italiana è intollerante al lattosio (EFSA 2010) forse bisognerebbe prestare più attenzione a questa intolleranza.


Ad oggi, purtroppo, moltissimi locali (bar, ristoranti, pasticcerie) non sono attrezzati e non propongono nulla “senza lattosio”. Per me, grande amante dei dolci, trovare un dolce senza lattosio è sempre come trovare un ago in un pagliaio.
La situazione sta migliorando rispetto a 10 anni fa però…potrebbe essere meglio! Alla fine, basta poco, davvero!

3. Questo tipo di intolleranza può essere individuata da esami specifici? Cosa consiglieresti di fare a chi ha il sospetto di essere intollerante?

Il primo consiglio che mi viene da dare è di rivolgersi sempre a uno specialista (no al Fai-da-te o alle ricerche su Google).

Attualmente, l’unico test momentaneamente riconosciuto dalla comunità scientifica è il breath test. È un test semplice, non invasivo. Viene fatto in ospedale o in centri specializzati. Una volta appurata, attraverso questo test, l’intolleranza al lattosio è possibile svolgere un secondo test chiamato test genetico.È un test che serve per indicare se il soggetto è predisposto o meno a sviluppare una riduzione dell’attività dell’enzima lattasi.


I due test sono complementari, in ogni caso rivolgetevi sempre ad un medico.

4. A cosa è dovuta l’intolleranza al lattosio?

L’intolleranza al lattosio è dovuta alla mancanza o carenza dell’enzima lattasi, il quale è in grado di scindere lo zucchero lattosio in altri due zuccheri più facilmente assimilabili dall’organismo: il glucosio e il galattosio.
Ecco perché, se non si ha l’enzima lattasi, o è carente, il lattosio viene solitamente mal digerito e dà luogo a quei classici sintomi dell’intolleranza (dolori e crampi addominali, ma anche diarrea, meteorismo, ecc…).

5. Ne esistono più tipologie?

Esistono 3 tipologie:
1. Genetica o primaria: dovuta a una progressiva (e genetica) riduzione dell’enzima lattasi. In questo caso, l’intolleranza al lattosio durerà per tutta la vita.
2. Acquisita o secondaria: legata ad altre patologie che ha una persona. Risolte queste patologie, si risolve quasi sempre anche l’intolleranza al lattosio.
3. Congenita: la più rara. Di origine genetica, si manifesta nel lattante. Anche questa dura per tutta la vita.

Un consiglio che mi sento di dare: seguite A.I.L.I (Associazione Italiana Latto-Intolleranti), che dà sempre informazioni puntuali e aggiornate circa il mondo dell’intolleranza al lattosio!