Che cosa è l’ASMR? Ne parliamo con Marco Mozzoni, autore del primo libro in Italia dedicato al tema dal titolo “ASMR. La rivoluzione dei sussurri”.

 

Greta non urla, anche se ha una rabbia dentro da poter esplodere come una polveriera. Greta sussurra. È leggera, ma il suo messaggio è pesante come un macigno…

 

Che cos’è l’ASMR?

 

Con ASMR si indica la risposta autonoma del meridiano sensoriale di fronte a filmati o situazioni della vita reale che contengono stimoli particolari, come suoni, rumori, voci sussurrate capaci di indurre in chi osserva formicolii e brividi dalla testa ai piedi. Molte persone dicono di trarne beneficio per problemi di ansia, insonnia, depressione, dolore. Studi condotti a Oxford, al King’s College di Londra e in altre università prestigiose rivelano che questo tipo di esperienze sono in grado di modificare i parametri fisiologici dell’organismo, di stimolare il rilascio degli ormoni del benessere e delle molecole che favoriscono i comportamenti prosociali. L’ASMR è poi un fenomeno di massa, il più imponente che abbiamo visto negli ultimi anni. I video messi in rete dagli “artisti dell’ASMR” totalizzano milioni di visualizzazioni, con numeri che farebbero arrossire qualsiasi influencer. Ne hanno parlato testate come la BBC, Forbes, il New York Times, ma anche riviste scientifiche del calibro di Scientific American, New Scientist, fino al Journal of the American Medical Association. L’ASMR è anche una nuova forma di comunicazione, più incisiva ed elegante, che si sta via via definendo nelle sue caratteristiche peculiari. Lo hanno capito bene Ikea, McDonald’s, Cadillac, Givenchy e altri brand che stanno già realizzando campagne pubblicitarie “in ASMR”.

 

Secondo lei perché l’ASMR ha avuto (e continua ad avere) questa enorme diffusione?

 

Perché stimola reazioni corporee piacevoli e sensazioni particolari molto interessanti da scoprire. Perché offre uno stato di intima prossimità con un’altra persona che sembra proprio “prendersi cura di te”. Perché ti riabitua a fare caso alle minimalità percettive lasciate in ombra, a tutto ciò che hai da troppo tempo escluso dai radar, ampliando in questo modo l’esperienza che puoi fare del mondo. È sicuramente un modo per staccarsi dall’accelerazione quotidiana, di concedersi una pausa dalla confusione che ci circonda, da un ecosistema artefatto dove tutti urlano e nessuno sa più ascoltare e ascoltarsi. Insomma è un po’ uno specchio dell’esistenza per come potrebbe tornare a essere. È molto significativo il fatto che il fenomeno sia stato rimesso in circolo proprio a partire dalle comunità virtuali della rete, dove in superficie navigano (a vista quando va bene) persone che si insultano, che sfogano sui social media le proprie frustrazioni, cascando nel solito tranello del manipolatore di turno. Insomma, l’ASMR ha tutte le caratteristiche per essere a tutti gli effetti una rivoluzione dal basso, che piano piano ma con numeri sempre più consistenti (si parla di milioni e miliardi) sta per scalzare, delegittimandolo, quell’esistente che non piace più a nessuno. Greta non urla, anche se ha una rabbia dentro da poter esplodere come una polveriera. Greta sussurra. È leggera, ma il suo messaggio è pesante come un macigno. E credo sia un’aspirazione legittima voler tornare finalmente a essere umani.

 

Quale è secondo lei l’aspetto più affascinante dell’ASMR?

 

A mio avviso l’aspetto più affascinante dell’ASMR sta proprio nella sua apparente semplicità e nella sua versatilità. Qualcosa che al primo momento può far sorridere… Del resto, vedere una persona che sussurra mentre strofina un oggetto o tamburella con le dita sul microfono fa strano. Ma quando si familiarizza con l’esperienza, senza pregiudizi, proprio come farebbe uno scienziato, quando si leggono le ricerche pubblicate, se ne comprendono le basi neurobiologiche, le dinamiche squisitamente umane e i potenziali di trasferimento del metodo – certo non tal quale – nei diversi settori della nostra vita, fatta in fin dei conti di relazioni e di comunicazioni ad alta frequenza tra conspecifici. Come era successo alla PNL, ad esempio, che nasceva nella clinica ma presto era andata a innovare i segmenti professionali più disparati, dalle vendite dei prodotti per la casa allo sviluppo personale per capirci, diventando un metamodello del buon funzionamento umano. Ecco, se riuscissimo a fare dell’ASMR quello che si è fatto con la PNL, elaborandone con maggiore sistematicità gli elementi ricorrenti distintivi, oggi lasciati ancora alla spontaneità individuale dei singoli, potremmo forse fare grandi passi in avanti un domani, a vantaggio di tutti.

 

Quali sono i consigli che darebbe a chi vuole iniziare a praticare ASMR?

 

Per chi si sente portato come “artista dell’ASMR”, provarci. Rivedendosi però nei video che ha registrato, sottoponendoli al giudizio spietato degli amici più stretti prima di metterli in rete, accettando consigli e critiche. Poi, dato che siamo in una fase non ancora istituzionalizzata di una possibile professione: sperimentare, sperimentare, sperimentare! Provare trigger sempre nuovi, non fossilizzarsi nel già fatto o nel sentito dire. Il bello è che siamo nel momento in cui ciascuno può davvero fare quello che si sente di fare, in totale libertà. Non ponendosi però da subito obiettivi quantitativi o economici, altrimenti è ragionevole pensare che la strada, già in salita di suo, porti a un vicolo cieco: il mondo è saturo di celebrità del web ed è difficile balzare alla ribalta se non si ha talento da vendere. Meglio scegliersi una nicchia che corrisponde ai propri interessi e alle proprie caratteristiche personali, coltivando quotidianamente, con amore, la propria comunità. La voce, il corpo, la presenza fisica sono importanti. Ma non c’è un ideale e ciascuno può usare se stesso come vuole, le sue particolarità, anche i difetti, per tirare fuori piano piano l’ASMRtist che è in lui. Da un punto di vista di “utenza”, invito i curiosi a farsi avanti senza remore: non c’è niente da perdere (tra l’altro nessuno saprà mai che ci avete provato), anzi c’è tutto da guadagnare in termini di conoscenza, sensibilità, esperienza, apertura al nuovo che avanza. Non vorrete farvi bagnare il naso dai vostri nipoti, che sanno già tutto e di più di queste cose…

 

Ha mai sperimentato l’ASMR su se stesso?

 

Sì, intenzionalmente oggi grazie ai video in rete e diversi anni fa in modo spontaneo, quando non avevamo ancora un nome da dare al “fenomeno” e ci sentivamo un po’ strani, tenendo per noi questo modo particolare, potenziato se vogliamo, di percepire certi aspetti polisensoriali e affettivi del mondo. In realtà risale alla mia preadolescenza la sensibilità per certi tipi di musica, tipo l’Intermezzo della Cavalleria Rusticana, che ogni volta che lo ascoltavo mi metteva i brividi, brividi che provo ancora oggi, sulle braccia, sul capo e in altre parti del corpo. In questo caso è più corretto parlare di “frisson”, come chiarisco nel libro, ma la strada è la stessa, è lo stesso viaggio esperienziale, come dimostrano anche gli studi scientifici più recenti. Sono cose che muovono sensazioni ed emozioni complesse, di eccitazione e appagamento allo stesso tempo, come bene sottolinea la ricercatrice Giulia Poerio, che ho intervistato nel libro insieme ad altri pionieri della ricerca in questo ambito affascinante di indagine. Considerato il fatto che l’ASMR è una disposizione naturale umana che può essere sviluppata o migliorata con l’esperienza, in pratica rientro in quel 70% circa di persone già sensibili di loro. Cosa volere di più?

 

A chi consiglierebbe di provare l’ASMR?

 

A tutti, nessuno escluso. In prima battuta ai politici, che avrebbero tanto bisogno di ritrovare un equilibrio mentale e comportamentale che è il requisito base per fare il loro mestiere nel rispetto della Costituzione e del decoro. Ma anche a chi si occupa di comunicazione, ai pubblicitari, agli “spin doctor” dei social network, ai manager delle aziende, agli educatori di ogni ordine e grado, ai clinici, che potrebbero integrare modalità ASMR nelle proprie pratiche di cura, magari non da subito ma in un futuro prossimo venturo, a beneficio dei loro pazienti. Alle coppie di ogni età, per riscoprire l’intimità di una relazione autentica, dove il bello è interagire con rispetto, specialmente quando si hanno figli da educare. Ai giornalisti della televisione e dei nuovi media, per superare i format scontati da tragedie urlate, da scaramucce da osteria, da talk show alla becera maniera, che – parliamoci chiaro – hanno stufato proprio tutti. C’è una strada aperta. Il segreto è semplice: iniziare ad abbassare il volume. E poi, avanti. Là fuori c’è tutto un mondo da scoprire… sul quale si può intervenire.

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