Possibile e anche piuttosto semplice avvicinarsi a questa tecnica che può rendere unici i nostri abiti e accessori nel segno della sostenibilità e della creatività. Ce lo racconta Nadia Gulluni, autrice del libro “Colora i tuoi tessuti con le piante” nella nostra intervista.
Nadia, tu sei una bravissima biologa nutrizionista. Come si concilia la tua professione con la passione per le piante e, nello specifico, per le tecniche di colorazione naturale?
Io sono cresciuta immersa nella natura con una forte curiosità per le piante che mi ha portato a conoscerle a 360 gradi, dagli usi alimentari, nutraceutici, medicinali (nozioni che uso nel mio lavoro) a quelli ricreativi, religiosi e ovviamente tintori. Conoscenza che in parte arriva dai miei studi universitari, mi sono laureata come biologa molecolare con una tesi in etnobotanica sull’uso tradizionale medicinale delle piante di alcune zone del territorio in cui vivo. Tesi in cui ho raccolto diverse testimonianze intervistando raccoglitrici di erbe che mi hanno anche raccontato di come usavano edera, mallo di noce, bucce di melagrana e cipolla per tingere, per ridare nuova vita a vestiti magari scoloriti e farli sembrare ancora nuovi. Racconti e usi a me non del tutto nuovi, perché anche mia madre mi raccontava di come anche lei da piccola si era ritrovata a usare alcune di queste piante per ridare nuova vita a vecchi vestiti. Racconti di quando la tintura più che un vezzo puramente estetico, spesso era una vera e propria necessità. Per tornare alla tua domanda, riesco a conciliare l’essere nutrizionista con la colorazione naturale, perché per me, semplicemente, vuol dire conoscere i diversi usi che può avere una pianta. Non si tratta di mondi diversi che ho dovuto mettere insieme, ma semplicemente conoscere un altro campo in cui le piante trovano impiego. Per me tutto questo ha una sua continuità, non sono mondi diversi, ma diversi aspetto di uno stesso mondo: le piante e i loro usi.
A chi consigli la colorazione naturale? E’ una tecnica per tutti o solo per chi ha già delle conoscenze del processo tintorio?
La colorazione naturale è un percorso a cui chiunque si può approcciare, non richiede nessuna conoscenza di base pregressa, l’unica cosa che richiede è pazienza e una buona dose di voglia di sperimentare e creatività! Quello che dico sempre è che il mio libro deve portare le persone ad avere una buona conoscenza su quello che è il processo tintorio, per esserne padroni, ma che poi bisogna liberare la propria fantasia, sperimentando in modo da non limitarsi a essere dei semplici replicatori di ricette, ma diventare principali attori e anche alchimisti del proprio gusto e della propria idea di bellezza cromatica.
Secondo te è possibile coinvolgere anche i piccoli di casa in questa attività? In che modo?
Assolutamente sì, mi è capitato in passato di fare dei laboratori didattici con i bambini su questo tema e vedere il loro stupore nell’avere creato il loro colore e aver tinto la propria maglietta. Il consiglio è quello di coinvolgerli, ad esempio, nella preparazione e raccolta del materiale tintorio, utilizzando piante a loro familiari, magari partendo dalla propria cucina e usare bucce di cipolla, erbe aromatiche come menta e salvia, oppure spezie come curcuma o magari usare qualche pianta raccolta durante una passeggiata nei boschi. Ci sono poi anche tecniche di tintura con le piante che prevedono di usare parti della pianta stessa come stampo sulla stoffa, come nel caso delle foglie di eucalipto: ecco in questo caso lasciamo che siano proprio i bambini a disporre le foglie sulla stoffa e creare il loro motivo decorativo.
Sicuramente la colorazione naturale dei tessuti è una pratica orientata alla sostenibilità. Quali altri vantaggi può dare a tuo parere?
Può essere d’aiuto, ad esempio, nel ridurre la produzione di alcuni scarti alimentari trasformandoli in fonti rinnovabili. Ne sono un esempio semi e bucce di avocado, bucce di cipolle, fondi di caffè e tè che possono essere utilizzati o riutilizzati per ottenere coloranti naturali, ma anche pigmenti tintori da usare non solo nel campo della tintura naturale, ma anche per la preparazione di acquerelli. Un incentivo alla scoperta e riuso di saperi e usi tradizionali legati al proprio territorio, come la coltivazione e la lavorazione di fibre vegetali da piante come canapa, ramié, ginestra, il ritorno della coltivazione in Italia del cotone e la valorizzazione di produzioni locali considerate delle eccellenze come nel caso della seta comasca. Tintura naturale, non vuole dire solo uso di piante tintorie, ma vuol dire anche fare scelte che possono creare nuove forme di economia green che tengano conto delle risorse naturali di un territorio.
Il tuo libro è corredato di bellissime immagini fotografiche. Quanto conta la bellezza nella nostra vita e che contributo dà alla piacevolezza di indossare un capo di abbigliamento?
La bellezza che ha e dovrebbe avere un peso importante nel nostro quotidiano dovrebbe essere quella che ci emoziona, che emoziona i nostri pensieri, la nostra vista, il nostro tatto, che ci strappa un sorriso o uno sguardo di stupore che ci fa stare bene. Una bellezza che ci regala un’esperienza sensoriale a 360 gradi, come quando andiamo a indossare un capo tinto naturalmente: si tratta di tessuti naturali come lino, seta, lana, ma anche canapa e cotone, tessuti che al tatto, sulla pelle risultano delicati, avvolgenti e che coccolano la nostra pelle. Ricordiamoci che i tessuti naturali sono tessuti che hanno proprietà traspiranti, alcuni idrorepellenti, altri come la canapa ci proteggono dai raggi UV, quindi non semplicemente vestiti, ma abiti che hanno un maggior rispetto della nostra pelle. E poi l’unicità che quel capo può avere grazie al colore naturale con cui è stato tinto e che, fortunatamente, non può essere esattamente riproducibile. Ed è proprio questa caratteristica a conferire al nostro capo quel concetto di bellezza classica: l’unicità, il suo essere unico, il suo essere stato creato per noi/la sua non riproducibilità. Questo a conferire quella caratteristica principale al concetto di bellezza: l’unicità.