Avete mai sentito un racconto quantico? Ve lo raccontiamo noi!

C’era una volta in una lontana galassia, su un pianeta ricco e fertile, un imperatore che aveva paura della morte. Era talmente ossessionato da avere deciso di vivere recluso nel suo palazzo, circondato dalla sua guardia personale: uomini che aveva scelto personalmente e scrupolosamente e che gli erano assolutamente devoti. Dato che la sua paura aumentava, aveva deciso di far assaggiare il cibo che gli era destinato a un assaggiatore, poi aveva disposto che tutte le porte e le finestre del suo palazzo venissero
murate, con l’eccezione della porta d’ingresso.

Non essendo ancora convinto di essere al sicuro, aveva deciso di arrogarsi il potere su tutto il suo popolo, senza eccezione. «Avendo potere assoluto» si disse «potrei controllare tutto e niente mi potrebbe sfuggire. Non rischierei più nulla e potrei vivere fino alla fine dei tempi». Essendo diventato sempre più ricco e potente attraverso il controllo dei mezzi di sostentamento del suo popolo, l’imperatore si era convinto di gestirlo totalmente, compresa la sua evoluzione e, di conseguenza, era certo che non avrebbe rischiato nulla per la propria sopravvivenza. Controllandone l’evoluzione, controllava così anche i desideri del suo popolo, i suoi pensieri, le sue idee, le sue credenze e tutto quello che poteva servire alla sua sicurezza.

Ma il suo animo non era ancora sereno

Pensò addirittura di sbarazzarsi dell’insieme dei suoi cittadini, allo scopo di essere totalmente rassicurato sul proprio destino, ma cambiò immediatamente idea. In effetti, su chi avrebbe potuto imporre la propria autorità? Era imperatore e un imperatore deve regnare su qualche cosa! A chi avrebbe potuto imporre le tasse che lo rendevano ricco? Quali truppe poteva mettere in campo se il suo pianeta fosse stato improvvisamente attaccato? No, sicuramente non era una decisione saggia…

Per garantirsi la serenità – tra l’altro soffriva anche d’insonnia – ebbe l’idea di governare il suo popolo tramite la paura, di fargli credere che fosse in pericolo permanente, allo scopo di interdirgli l’accesso a una forma di evoluzione o sviluppo personali, una forma di responsabilizzazione. Il suo obiettivo era chiaro: sottomettendo i cittadini tramite la paura, impediva loro di accedere a una forma di espansione, emancipazione e libertà personali. Lasciar loro spazi di libertà significava non averne più controllo, non avere più potere, non poterne più controllare le azioni e le storie, i pensieri e i desideri. Al contempo, in questo modo, risultava il grande protettore di un popolo insicuro.

Verso il potere

Chiese inoltre al suo gruppo di consiglieri più vicini e servili di assumere il controllo dei media – giornali, televisioni, radio – della pubblicità e degli editori.

Tutte le informazioni diffuse dovevano veicolare l’idea di un mondo immerso nell’insicurezza, in cui i suoi sudditi dovevano proteggersi pensando solamente alla propria sopravvivenza e non a desideri di profondo sviluppo.

La sopravvivenza e la riproduzione della specie dovevano essere il motore unico di quella società, senza accesso ad altre forme di conoscenza se non a quelle controllate dall’impero; i cittadini si rimettevano nelle mani dell’imperatore per assicurarsi la sua protezione. L’imperatore chiese ai propri consiglieri di controllare anche l’educazione.

I bambini dovevano ugualmente essere convinti, sin da piccoli, che solamente la sopravvivenza contava in quel mondo fatto di insicurezza. Senza avere accesso a un’altra forma di sapere, un’altra forma di coscienza, basata sulla volontà di ascoltare i desideri del cuore, il popolo rimaneva sotto un controllo totale. Tutto era predisposto per assicurare la sopravvivenza e la serenità dell’imperatore.

Per convincere il suo popolo, l’imperatore creò artificialmente le assicurazioni per proteggersi da furti e incidenti, i vaccini per proteggersi dai microbi, il meteo per proteggersi dalle condizioni del tempo, la polizia e gli eserciti per proteggersi dai delinquenti, la morale e la religione per proteggersi dalla libertà individuale, i preservativi per proteggersi dal sesso. Dopo tutti i suoi sforzi per garantirsi la sicurezza, l’imperatore
prese consapevolezza che aveva appena ideato un nuovo modo di regnare: il potere.

La visita al saggio

Decise allora di riposarsi per un po’, giusto il tempo di assaporare il proprio potere. Ma nonostante prendesse un sonnifero dopo l’altro per dimenticare la sua paura, l’imperatore non riusciva a trovare una forma di pace interiore. Sgomento, rivelò la propria disperazione al suo consigliere più vicino, che gli consigliò di recarsi dal grande saggio Ermete, detentore di ogni saggezza quantica e del sapere divino. L’imperatore dapprima si arrabbiò all’idea di non avere a corte un saggio così saggio, ma acconsentì comunque ad andare da lui.

Il grande saggio viveva in una catapecchia, con appena un letto e un tavolo. Il primo riflesso dell’imperatore vedendolo fu di proporgli il suo palazzo, chiedendogli di far parte del suo gran consiglio, addirittura di poterlo controllare.

Ma il grande saggio gli diede questa risposta, con gli occhi semichiusi: «Sei venuto da me con un disegno ben preciso in testa, siediti subito e dimmi: cosa posso fare per te?».

L’imperatore, irritato perché il saggio non l’aveva ascoltato né gli aveva dimostrato obbedienza, accettò comunque di sedersi sulla semplice sedia che gli era stata offerta e rivelò i suoi timori: «Cerco di allontanare da me la paura della morte.

Ho costruito la mia vita così da assicurarmi la sopravvivenza in ogni circostanza, facendo in modo che nessuno possa un giorno mettere in pericolo la mia vita, eppure non sono ancora riuscito a trovare la pace e il sonno. Che cosa posso fare grande saggio?».

La risposta del saggio

Ermete si concesse innanzitutto un lunghissimo momento di introspezione, come in uno stato di sonnolenza, atteggiamento che irritò in modo particolare il suo ospite. Quest’ultimo, credendosi vittima di un inganno, stava per andarsene quando il saggio
si espresse in questi termini: «Tu hai costruito il tuo quotidiano in modo da proteggerti da un attentato alla tua vita. Sappi che, nel mondo che ci circonda, lo spirito domina la materia e che le nostre realizzazioni sono la conseguenza dei nostri pensieri, delle emozioni, delle credenze. Tutto è legato allo spirito.

Tutto quello che lo spirito produce è conservato in un campo che ci circonda e che in questo modo diventa accessibile a ogni essere umano. Quando viviamo un’esperienza, quando superiamo una difficoltà, una sfida nella nostra esistenza, i pensieri e le emozioni associati sono immediatamente conservati nel campo informazionale che ci circonda. Questi pensieri possono essere captati da ogni essere che rilascia la stessa vibrazione di chi l’ha emessa in origine. Di conseguenza, se per esempio qualcuno supera la paura dell’insicurezza, e della morte correlata, permette ad altri di fare altrettanto. Su questa base, possiamo dire che la co-risonanza o la co-vibrazione degli individui creano la co-creazione della nostra vita, tutti insieme.

Il potere della crescita

Detto in altre parole, più permetto agli altri di crescere, più mi regalo l’opportunità di evolvere. Le sfide superate da ognuno permetteranno ad altri di fare altrettanto, e così procede l’evoluzione della vita. Per quanto ti riguarda, creando un mondo intorno alla paura, intorno alla sopravvivenza, intorno all’insicurezza, a tua immagine, all’immagine della tua paura dell’insicurezza, hai costruito direttamente la tua prigione dorata. Nessuno dei tuoi sudditi può aiutarti oggi a uscire da questa tua difficoltà. Volendo controllare tutto, hai creato da solo la tua perdita di controllo, ti sei autocondannato. Se domani darai al tuo popolo la possibilità di sbocciare, di svilupparsi, allora regalerai anche a te stesso la capacità di sbocciare. Resistendo circondato dalla paura, hai realizzato un mondo a tua immagine, un mondo che sta morendo a piccoli passi. Così va la vita».

Ascoltando queste parole ricche di saggezza, l’imperatore si strinse improvvisamente il petto, il volto contratto dal dolore, poi crollò a terra, senza vita.
Il grande saggio fissò senza emozione alcuna l’imperatore, quindi commentò con queste parole: «Ho omesso di dirgli che si attira a sé ciò che si reprime maggiormente in sé».

Il messaggio che Stéphane Drouet ha voluto far passare con questo suo racconto quantico è il seguente: la paura crea potere, isolamento, involuzione; l’amore crea condivisione, cooperazione, evoluzione.

Per saperne di più sul pensiero di Stéphane Drouet ti consigliamo il suo libro “La rivoluzione quantica del pensiero“, tradotto in italiano e disponibile sia in versione cartacea che in digitale. Libera il genio che è in te!