Perché abbiamo bisogno di un nuovo linguaggio per vivere

Qualche volta ti sarà capitato di sentire che il linguaggio che usi è inadeguato. Non solo a esprimere quello che senti e quello che fai, ma ancora di più a esprimere la tua realtà più intima: chi sei tu.

Secondo Avikal Costantino, mistico e poeta, abbiamo bisogno di un nuovo linguaggio, non condizionato dal passato e della realtà che ci circonda.

Un linguaggio legato al passato

Il linguaggio che usiamo non solo è incapace di esprimere la profondità e l’immediatezza della nostra esperienza, ma è soprattutto uno degli strumenti che ci tengono incatenati
al passato.

Questa catena è fatta di credenze, valori, opinioni, standard di comportamento, immagini di noi stessi e del mondo che abbiamo imparato, in famiglia, a scuola, attraverso l’indottrinamento religioso, adottando e adattandoci alla descrizione del mondo che ci è stata data, dal momento in cui siamo nati in avanti.

Certo gli strumenti di comprensione della realtà e di sopravvivenza che ci sono stati passati erano, e forse sono ancora, necessari a navigare nel mondo ogni giorno, per lavorare,
relazionarci, riconoscerci e riconoscere gli altri, ma questo non cambia il fatto che le parole che usiamo hanno, nella maggior parte dei casi, l’impronta del condizionamento che
abbiamo ricevuto, soprattutto quando queste impronte vivono nel nostro inconscio e controllano la nostra vita senza che ce ne accorgiamo.

Trovare il “tuo” linguaggio

Uno dei passi necessari se vogliamo vivere la NOSTRA vita e comunicare la NOSTRA esperienza e la NOSTRA verità è trovare il “nostro” linguaggio: un nuovo linguaggio. Come fare?

Il primo passo, suggerisce Avikal, è iniziare a mettere in discussione le parole che usiamo, le frasi e soprattutto i concetti e i valori sottintesi a esse. Il linguaggio che utilizziamo è stato infatti creato per sopravvivere nella quotidianità. Ma vivere è un’altra cosa.

Proviamo a prestare attenzione alle parole che usiamo. Sono solo parole che stiamo ripetendo perché le abbiamo lette, sentite e adottate come nostre, senza che abbiano radici nella nostra esperienza diretta? O sono parole (e concetti) che rappresentano davvero la nostra esperienza?

Un linguaggio della ribellione

Avikal lo definisce linguaggio della ribellione: un linguaggio che smaschera quello che è stato preso in prestito e che, fondamentalmente, è falso.

L’obiettivo è trovare un nuovo linguaggio che unifica, connette, mette insieme: materia e spirito, corpo e anima, tempo ed eternità, io e l’altro.

Un libro per intraprendere questo viaggio

A questo è dedicato il nuovo libro scritto da Avikal Costantino, “Un nuovo linguaggio per vivere” (dal 23 luglio in libreria). L’autore ci conduce in un viaggio di riflessione e comprensione su come ci creiamo una sorta di ipnosi quotidiana attraverso la ripetizione inconsapevole di parole e l’uso di un linguaggio disconnesso dalla nostra esperienza e comprensione personale; di come il nostro linguaggio sia sostenuto soprattutto dalla nostra paura per la sopravvivenza e il bisogno di appartenenza e riconoscimento sociale.

Il prezzo che paghiamo è uno stato interiore di frammentazione mescolato a una profonda sensazione di incertezza rispetto alla nostra identità.

Questo libro è un invito alla pratica della consapevolezza senza scelta che è la definizione che Osho dà della meditazione. Non è un manuale di risposte, bensì una piattaforma di domande, un invito alla curiosità e all’attenzione. Per aiutarti, nel testo sono state inserite meditazioni guidate dall’autore stesso: è sufficiente inquadrare i QR code con lo smartphone per seguirle.