Capita spesso, in una situazione di emergenza, di sentirsi impreparati all’evento e di farsi prendere dal panico. Anche allo scopo di evitare situazioni simili, si sta cercando di diffondere sempre più, tanto nelle aziende quanto nelle scuole, la cultura del primo soccorso.
Che cos’è il primo soccorso?
Secondo la definizione, il primo soccorso comprende “tutte quelle azioni tempestive intese ad aiutare le persone che si trovano in situazioni di difficoltà o pericolo per la propria salute nell’attesa che arrivino soccorsi qualificati”.
Il soccorritore deve quindi cercare di mantenere in vita il soggetto, scongiurando un peggioramento della situazione.
Soccorrere è obbligatorio?
Il panico da primo soccorso può colpire chiunque, tuttavia non sarebbe saggio tirarsi indietro di fronte ad un incidente. L’omissione di soccorso, infatti, è perseguibile per legge. L’articolo 593 del Codice penale recita:
“Chiunque, trovando abbandonato o smarrito un fanciullo minore degli anni dieci, o un’altra persona incapace di provvedere a se stessa, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia o per altra causa, omette di darne immediato avviso all’autorità è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a 2.500 euro. Alla stessa pena soggiace chi, trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita o altrimenti in pericolo, omette di prestare l’assistenza occorrente o di darne immediato avviso all’autorità. Se da siffatta condotta del colpevole deriva una lesione personale, la pena è aumentata; se ne deriva la morte, la pena è raddoppiata”
Al di là del senso di gratificazione che possiamo provare nel momento in cui soccorriamo qualcuno, dobbiamo anzitutto ricordare che il primo soccorso è un dovere.
Come prestare primo soccorso?
La prima valutazione che è necessario fare è quella cosiddetta primaria, che mira ad accertare che le lesioni o i disturbi accusati dal soggetto non siano mortali.
Per prima cosa, bisogna valutare se il soggetto sia incosciente o meno. Quindi è importante stabilire un contatto verbale, tattile o visivo ed accertarsi di una risposta positiva dello stesso.
In caso di mancata risposta, è indispensabile verificare che le vie aeree (bocca e naso) siano aperte e che il soggetto possa quindi respirare. Se così non fosse, bisogna procedere immediatamente alla liberazione delle vie aeree.
È fondamentale assicurarsi che il soggetto respiri. Per fare questo, si adotta il cosiddetto metodo GAS (Guardare, Ascoltare e Sentire) che consiste nell’osservare il movimento di abbassamento e innalzamento del torace, nell’ascoltare il suono del respiro e nel percepirlo anche fisicamente.
Qualora non si verifichi nessuna di queste condizioni, è necessario iniziare a praticare la RCP (Respirazione cardio-polmonare), in autonomia o con l’aiuto di un defibrillatore DAE. La RCP, insegnata nella maggior parte dei corsi di primo soccorso, consiste nell’eseguire 30 compressioni toraciche, a mani intrecciate, fino a raggiungere la profondità di 5-6 cm e farle poi seguire da due insufflazioni polmonari, tenendo chiuse le narici del soggetto.
Si prosegue con la RCP fino all’arrivo dei soccorsi. Qualora, però, si sia in difficoltà di fiato, vi è la possibilità di praticare la RCP solo con le compressioni.
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Un libro per approfondire: Manuale di Primo Soccorso
Tra tanti altri argomenti, la RCP viene spiegata dettagliatamente all’interno della quarta edizione del Manuale di Primo Soccorso edito da Tecniche Nuove Spa. Il volume è particolarmente completo perché comprende tutte le possibili situazioni di emergenza corredate da innumerevoli immagini esplicative su come sia più corretto intervenire.
Un ulteriore valore aggiunto è poi rappresentato dal fatto che questo volume è stato raccomandato ufficialmente dalle tre Associazioni Britanniche di Primo Soccorso: St John Ambulance, St. Andrew’s First Aid e British Red Cross.